Il mio gruppo ha avuto un inizio un po’ traballante col progetto CLIL. Abbiamo ascoltato poco la consegna e di conseguenza, non sapendo bene come affrontare il lavoro, “abbiamo lavorato in modo rigido”!
“Per l'esposizione vi suggerisco di preparare un’introduzione generale sulle forme di arte nate con la rivoluzione e poi potrete fare riferimento all'artista che ciascuno di voi pensa di approfondire. “
Da come si può capire dalle parole dell'insegnante (qui riportate per non indurci nuove distrazioni!) il progetto doveva riguardare artisti e forme d’arte durante la Rivoluzione. Quale rivoluzione?
¡La mexicana!
Tra gli artisti che potevamo scegliere di approfondire c’erano Diego Rivera, Frida Kahlo e David Siqueiros, tutti personaggi validissimi, sicuramente, ma personalmente non potevo che scegliere quello femminile. Qualcuno potrebbe ridere di ciò, ma credo che venga dato poco, anzi pochissimo spazio a quella che è la figura femminile nella pittura, nella letteratura e in altre forme d’espressione artistica. Non che non ci siano, assolutamente. E’ solo che spesso, a scuola, si tende a prendere maggiormente in considerazione “lo scrittore”, “il pittore”, “il poeta” e credo che questa scelta, anche se in modo insignificante e 'minuscolo', sia una rivalsa per questa donna, alla cui arte ho sempre guardato con occhio curioso, ma 'ignorante'!
Frida è stata una donna dalla complessa personalità, che è entrata nella leggenda sia come artista che come modello della femminilità, la cui visione del mondo è tanto potente quanto la forza con la quale riuscì a superare, sia il grave incidente che a diciotto anni le devastò il corpo, sia la tempestosa relazione con Diego Rivera, l’artista messicano più importante del XX secolo.
Carlos Fuentes, scrittore messicano dalla fama universale, nonché autore di “Gringo viejo”, “Los años con Laura Díaz” e “El espejo enterrado”, nell’introduzione del diario di Frida che abbiamo avuto la possibilità di sfogliare, ricorda come la sua figura maestosa fosse “anticipata dal rumore dei gioielli e dal silenzio magnetico”. La definisce Madre terra messicana, una Cleopatra sfiorita che nascondeva il suo corpo torturato, stretto nel busto ortopedico, sotto il lusso spettacolare de “los trajes tradicionales mexicanos” vale a dire sotto i vestiti tipici del suo “mestizaje”.
E’ possibile fare un paragone tra il corpo di Frida e le profonde divisioni all’interno del Messico rivoluzionario: un paese nato dalle sue stesse ferite, un paese smembrato, umiliato, un paese che tramite la Rivoluzione aveva ricordato a se stesso tutto ciò che aveva dimenticato del suo passato, e tutto ciò che voleva essere.
Se Diego Rivera dipinge la parte epica della rivoluzione, soprattutto quella che guarda alla sua storia e al suo passato, l’equivalente interno di questa rottura sanguinosa è qualcosa che appartiene di più a Frida: una donna distrutta, stracciata all'interno del suo corpo, proprio come il Messico è strappato nella sua pelle esteriore.
Frida nasce a Coyoacán nel 1907 nella celebre Casa Azul, dove morì. In Messico si dice che nascere e morire nella stessa casa è una benedizione, ma a quanto pare per lei non fu così. Frida era solita posticipare l’anno di nascita al 1910 per poter dire di essere nata nel pieno della rivoluzione messicana. Già questo sottolinea il suo carattere singolare. Studiò presso la “Scuola nazionale preparatoria” dove conobbe Diego al quale era stato commissionato un murales. Furono questi gli anni della sua ribellione giovanile, gli anni de Los Cachuchas.
Tutto era destinato a cambiare il 17 settembre 1925: “... e la città che Frida tanto amava e tanto temeva l’attaccò senza pietà. Nel settembre del 1925 un tram si scontrò contro il veicolo nel quale viaggiava, le ruppe la colonna vertebrale, il collo, le costole, il bacino. La sua gamba malata soffriva ora undici fratture. La sua spalla sinistra rimase per sempre slogata e uno dei suoi piedi irreparabilmente lesionato. Un passamano le penetrò la spalla e le uscì per la vagina. Allo stesso tempo l’impatto dell’auto lasciò Frida insanguinata e nuda però coperta di oro. Spogliata dei vestiti, il corpo nudo di Frida ricevette come un fiume fantastico la pioggia di polvere d’oro che un artigiano portava a lavoro. Fu possibile per questa donna dipingersi come nel poema di Yeats << una terribile bellezza, totalmente trasformata>>" (C. Fuentes)
Fu questo uno dei momenti fondamentali, sebbene terribile, della vita dell’artista poiché fu proprio a partire dall’incidente che iniziò a dedicarsi a quella che sarebbe stata di lì a poco una delle produzioni artistiche che meglio rappresentano il cuore del suo paese. E’ possibile costruire la biografia di Frida e del suo tempo, partendo dai suoi quadri poiché ad ogni evento corrisponde una o più composizioni, come quelle prodotte negli anni “statunitensi” o dedicate al partito comunista messicano con il quale ebbe un rapporto di odio e amore.
A causa dell’incidente dovette subire numerosissimi interventi chirurgici che si sommavano al dolore procurato dai vari tradimenti da parte di Diego, che, sì, la voleva tipicamente messicana e pretendeva che Frida avesse rapporti con donne “per essere il suo unico uomo”, ma allo stesso tempo la umiliava intrecciando una storia d’amore con la sua stessa sorella.
Nel 1953 ci fu la sua ultima esposizione, organizzata al Palacio de Bellas Artes de la Ciudad de México alla quale, per gravissimi problemi di salute, l'artita arrivò in ambulanza scatenando la sorpresa e l’ammirazione di tutti i partecipanti. L’anno seguente, invece, subì l’amputazione alla gamba che le risultò fatale. Nel luglio dello stesso anno Frida ci lasciava, non prima di aver terminato l’ultima opera dalla quale abbiamo preso spunto per il nome della nostra presentazione: Sandías «Viva la Vida».
E’ proprio questo ciò che più abbiamo apprezzato di Frida: una farfalla che apre le sue ali solo per essere punta una e un’altra volta, una e un’altra volta fino a che il dolore e la fine del dolore coincidano con la morte ... una figura che, nonostante tutto tutto il dolore e la sofferenza, ci lascia come strenue sostenitrice della vita stessa.
"Espero alegre la salida y espero no volver jamás ... FRIDA"
luca b.