innovazione è cambiamento che genera progresso umano

sabato 10 maggio 2014

Foscolo, natura e paesaggi


Un paesaggio ha senso solo se ad esso riusciamo ad associare un ricordo, una sensazione, un sentimento. Questo vale per chi fa il poeta o magari fa il pittore e può valere anche per chi cerca di dare un senso più profondo alla propria vita.
Foscolo, allora, poeta dei sentimenti e delle passioni, non poteva sfuggire a questo schema e in Foscolo i paesaggi sono “paesaggi dell’anima” o rappresentano la possibilità di collegarli ad un passato mitico o ad un passato sacro. Nel primo e nel secondo caso sono dei paesaggi che superano i confini della geografia,  potremmo dire, e diventano occasione di poesia, di riflessione e di commozione.  
Questo vale più che mai per le “Ultime lettere di Jacopo Ortis”, un’opera nella quale si passa dai paesaggi idilliaci che fanno da sfondo e quasi assecondano l’amore tra Teresa e Jacopo, ai paesaggi che invece sottolineano la fine di quell’amore prima del suicidio: quasi come se fossero un “evidenziatore” dei nostri  tempi su un foglio bianco, ma un “evidenziatore” di un’anima sempre più cupa. Non ci sono più alberi, non c’è erba, tutto è aspro e livido, tra “altissime rupi” e “burroni cavernosi”: è una natura “solitaria e minacciosa” ma è ormai una vita “solitaria e minacciosa” e sembra quasi di sentirci addosso quel vento freddo di tramontana che è vento che gela il paesaggio, ma anche l’anima del poeta.
Ma Foscolo non usa solo quei colori così cupi per descrivere natura e paesaggi: ci sono anche le sfumature della nostalgia per la terra lontana di “A Zacinto”, che però diventa terra mitica con tutti i riferimenti letterari e storici a quella terra che il poeta non rivedrà più e si fonde il passato con il presente, si fondono il ricordo con l’amarezza della realtà vissuta dal poeta. Sono i temi che poi Foscolo affronterà in maniera più profonda e articolata con quei veri e propri “luoghi della memoria” che sono le tombe di chi ci è stato caro (“I sepolcri”).

 

E anche in quel caso, però, si alternano paesaggi, pensieri e sentimenti: dalla tristezza delle fosse comuni agli spazi aperti e pieni di aria e di alberi, tra il realismo di luoghi veri e la consueta descrizione di luoghi dei miti greci. Diversi fino agli estremi, allora, i paesaggi descritti da Foscolo come diversi fino agli estremi, in fondo, furono le passioni e i sentimenti vissuti dal poeta.

cristina d.

mercoledì 7 maggio 2014

Natura e luoghi delle illusioni nella produzione foscoliana


Nella totalità delle opere di Ugo Foscolo fondamentali sono i paesaggi poiché riescono a collegare il mondo interiore del poeta e - perché no? - del lettore con il mondo esteriore.
Essi possono essere di tre tipi: paesaggi dell’anima, paesaggi mitici e sacrali e, infine, luoghi della memoria.

Per quanto riguarda il primo tipo, esso ha il compito di riflettere i sentimenti e le emozioni del protagonista sulla natura stessa,come se questa si trasfigurasse sotto il volere emotivo dell’uomo. Un esempio pratico è l’intera opera de “ Le ultime lettere di Jacopo Ortis” in cui a seconda della maturazione psicologica dell’eroe cambia anche la natura, che passa da paesaggi ricchi di vegetazioni e ruscelli a lande desolate, dove non vi è presenza di un solo elemento che riconduca alla vita come nello scenario pre-suicidio. 

Il secondo paesaggio, quello mitico e sacrale, deve invece mettere in collegamento il presente e il passato, cioè congiungere la situazione caotica che Foscolo vive nel presente con il luogo delle proprie origini, come accade nel sonetto “A Zacinto”.

Attraverso la descrizione di un panorama sereno, pieno di elementi che riportano alla vita, quali l’acqua, viene a formarsi una regione quasi idilliaca, l’emblema stesso della vita armoniosa e pacifica che ormai è andata persa. E’ per questo che il poeta descrive la sua isola in modo quasi mitico, come se si trattasse di un’ Atlantide .

I luoghi della memoria, proprio come dice la parola, hanno invece lo scopo di ricordare un defunto, una persona cara. L’atto di ricordare fa si che la persona divenga eterna e possa “sopravvivere idealmente”.
Questi luoghi sono necessari e vitali per Foscolo, il quale è convinto che essi permettano la “corrispondenza degli amorosi sensi”, vale a dire la connessione fortissima con le nostre radici. Inoltre spesso si tratta di luoghi dai quali prendere un grandissimo insegnamento, come le tombe degli eroi politici e non, cioè la possibilità di azione nei confronti del futuro: agire sul presente per rendere migliore la vita ai posteri.
Da quanto affermato, il collegamento tra Foscolo e il paesaggio risulta fortissimo. E’ come se i due elementi siano una sola cosa, poiché egli utilizza proprio la natura per sottolineare la potenza delle emozioni che un uomo è in grado di provare, in linea con la tradizione romantica del sublime dinamico e del sublime matematico. Non è chiaro quindi se sia Foscolo ad attingere alla natura oppure sia quest’ultima a rendere le emozioni umane ancora più potenti.

luca b.

sabato 19 aprile 2014

MADAME SCANDALE: Marie Antoinette schiava del suo tempo?

Lo scorso 19 febbraio agli alunni della IV B del liceo linguistico “Carlo Levi” di Marano (NA) è stata proposta la visione di uno dei capolavori di Sofia Coppola: “Marie Antoinette” , interpretata da Kirsten Dunst, famosa per il ruolo di Mary Jane Watson in “Spiderman”.
La pellicola rilegge in chiave moderna uno dei personaggi più controversi del XVIII secolo: la regina Marie Antoinette di Francia, descritta quasi come ereditiera alias rock star.

Dopo aver lasciato Vienna per recarsi in Francia, la giovane donna è costretta ad una serie di riti quali le remise [1] e le coucher [2], che non faranno altro che introdurla ad una straziante vita coniugale, dove il sesso sarà solo una fonte d’acqua fresca nel deserto.
La donna sarà costretta a convivere con una montagna di riti inutili e stravaganti e subire la discriminazione per le sue origini austriache da parte della corte che la crede fredda e frigida, incapace quindi di donare un erede alla corona.
Diventata regina a soli 18 anni per la morte di Luigi XV, Antoinette soffocherà la propria insoddisfazione in un comportamento totalmente inadatto ad una giovane del suo rango, tanto da prendere l’appellativo di Madame Scandale. Sono queste le scene più avvincenti e ‘giovani’ del film, poiché colgono l’aspetto adolescenziale della Delphine: gli abiti sfarzosi di Rose Bertin [3], le acconciature eccentriche di Léonard, il gioco d’azzardo, il fumo, l’alcool e la voglia sfrenata di assistere all’alba di un nuovo giorno in compagnia degli amici faranno da sfondo alla sua vita di sovrana

"Aveva 18 anni, era giovane e voleva comportarsi da tale. Non fa niente di male e soprattutto non ci sono differenze tra quello che faceva lei e quello che facciamo noi oggi!" afferma Laura -studentessa della IV Bl- durante il dibattito seguito alla proiezione.
Nella seconda parte del film vediamo una Antoinette più matura, costretta ad apportare leggeri cambiamenti al suo comportamento dopo le lettere di rimprovero della madre e soprattutto dopo il parto della cognata che la riporterà con i piedi per terra, dovrà quindi affrontare i problemi sessuali col marito e i problemi di natura economica del suo Paese, dovuti alla guerra dei Sette anni, alla partecipazione della Francia alla rivoluzione americana e -perché no?- allo sfarzo di Versailles.

Dopo la visita da parte del fratello, Giuseppe II, che definirà Marie e Luigi “due pasticcioni”, la coppia riesce finalmente ad avvicinarsi ed 'erosare' [4] . Avranno infatti quattro figli, ma solo una, Maria, riuscirà a raggiungere l’età adulta.

  

Nel 1789 Luigi XVI convocherà gli Stati Generali: questo segnerà l’inizio della rivoluzione francese poiché a partire da questa data il Terzo stato continuerà a chiedere sempre più diritti e libertà, dalla formazione dell’Assemblea Nazionale Costituente alla presa della Bastiglia, simbolo dell’assolutismo reale.
La notte tra il 5 e il 6 ottobre del 1789 vedrà la reggia assalita da popolane affamate che avevano intenzione di “riportare a Parigi il fornaio e la fornaia”: una scena commovente che vedrà Marie inchinarsi al suo popolo, un gesto che zittirà la folla,un gesto che , senza l’uso di una sola parola, lascerà intendere la ritrovata maturità psicologica della protagonista, tanto che il conte di Mirabeau sarà autore di una delle frasi che meglio descrivono questo personaggio: “ Oggi il re ha un solo uomo con sé: sua moglie!

La famiglia reale sarà costretta a recarsi a Parigi, da dove tenterà di scappare. Questo atto sarà cruciale per le vicende politiche del Paese, causando una separazione tra giacobini, foglianti e cordiglieri.
Finalmente nel 1791 il popolo parigino otterrà la costituzione e, dopo vari scontri con l’Austria, si arriverà a deporre il sovrano, costituendo la “Convenzione”.

Marie Antoinette è sempre stata descritta come una donna perfida, ammaliatrice nei confronti del sovrano, ladra delle casse francesi e traditrice del proprio marito per soddisfare i proprio piaceri lussuriosi sia con uomini che con donne. Ma per noi oggi cos’altro sembra Marie se non una schiava del proprio tempo?
luca b.



[1] le remise: cerimonia secondo la quale Marie Antoinette abbandona gli abiti austriaci per indossare vesti francesi.
[2] le coucher: cerimonia del coricarsi alla quale partecipava tutta la corte. La coppia va  a letto e l’arcivescovo benedice il talamo. Alla fine la coppia viene lasciata sola,ma il matrimonio venne consumato molto più tardi.
[3] Marie-Jeanne Rose Bertin è stata una stilista e modista francese.

[4] Per l’EROS bisogna sapere OSARE: la sfera invisibile e forte che separa un corpo dall’altro deve essere EROSa; sapiente, gentile,ma deciso è l’amore di chi entra in un giardino rigoglioso per dare acqua alla sua ROSa. (Giacomo Lopez)

sabato 12 aprile 2014

Maria Antonietta e la Francia della Rivoluzione


Maria Antonietta è un film del 2006 diretto dalla figlia d’arte Sofia Coppola.
La pellicola si concentra sul periodo d’oro della protagonista Maria Antonietta d’Asburgo che, giovanissima, viene data in sposa al delfino di Francia, Luigi XVI, e che vede caricati sulle sue spalle i delicati rapporti tra i due stati.
Lo stile e la scelta della colonna sonora, volutamente provocatori, hanno suscitato numerose critiche ma, d’altra parte, grazie ad esse il film perde la solita pesantezza dei lungometraggi storici e riesce a descrivere in chiave moderna la vita di  quella che è stata una delle regine più criticate di Francia.
Il film narra la storia della regina dall’arrivo a Versailles, dove non è vista di buon occhio dal popolo in quanto straniera, sino ai primi moti rivoluzionari,  causati dalla forte pressione economica  e alla fuga dei sovrani da corte.
Nella prima parte del film vengono messe in risalto le sfumature emotive della protagonista, che appena trasferitasi a Versailles  comincia a vivere nelle frivolezze, dedicandosi  a  costosi passatempi per rimediare alla noia e a un matrimonio deludente e tormentato.
In molte scene la macchina da presa si concentra su abiti e costosissime stoffe, su bellissime scarpe, stravaganti acconciature e mille prelibatezze.  Insieme questi elementi rappresentano l’eccessivo ‘ozio di corte’.
Il comportamento di Maria Antonietta favorisce l’odio del popolo nei confronti di una regina che, nonostante la crisi finanziaria della Francia, non rinuncia a spese talmente ingenti da procurarle l’appellativo di “Madame Deficit”.
I moti rivoluzionari raggiungono il culmine con la presa della Bastiglia, un carcere-fortezza simbolo della monarchia. E’ il 14 luglio 1789. Nonostante ciò, i sovrani decidono di rimanere a Versailles. Più tardi la folla parigina invade il palazzo reale per portare a Parigi i sovrani. In questa scena, la regina apre la finestra e s’inchina al suo popolo rappresentando la monarchia che cede ad esso. A 20 min. dalla fine del film, dunque, l’attenzione del regista si sposta sulla rivoluzione.

Dopo la marcia su Versailles, nell’ottobre 1789, il re tentò la fuga con la famiglia. Venne bloccato a Varennes, al confine col Belgio, e portato nuovamente a Parigi dove venne processato e messo agli arresti domiciliari. I seguito fu detronizzato e arrestato ufficialmente. Nel settembre  1792 la Francia fu dichiarata una repubblica. Il 21 gennaio 1793, Luigi XVI fu ghigliottinato a Place de la Concorde.  La moglie, Maria Antonietta, lo seguì  sulla ghigliottina il 16 ottobre 1793.
martina r.

giovedì 10 aprile 2014

Maria Antonietta: tra vizi e divertimento


Abiti coloratissimi, quantità incredibili di scarpe, ciprie e rossetti esagerati, colazioni, pranzi e cene interminabili, scenari sontuosi, musiche travolgenti…sono queste le cose che restano impresse di più nella memoria quando ripensiamo al film “Maria Antonietta” diretto da Sofia Coppola.

E i protagonisti? E le loro storie? E la Storia, quella con la “S” maiuscola che è entrata da oltre duecento anni nei nostri libri? Fa solo da sfondo ai pensieri di una ragazzina che si trova a vivere in una delle corti più importanti del mondo (forse la più importante in quell’epoca) e in uno dei momenti più significativi per la storia, non solo della Francia. E così anche la Contessa di Polignac o il Conte Fersen sono solo i compagni di gioco della piccola Maria Antonietta.

E così anche gli accordi che spinsero l’imperatrice d’Austria Maria Teresa a dare in sposa al futuro re di Francia Luigi XVI la sua figlia più amata sono solo accennati per fare posto alla meraviglia e alla paura di quella quattordicenne austriaca che si trova improvvisamente a vivere a Versailles. Forse sono proprio le musiche moderne a renderci l’idea dei pensieri che dovevano correre nella testa di quella ragazza.
Molto spesso, durante il racconto dei primi anni a corte, la giovane sembra vittima della noia e impegnata in lunghe, frivole e inutili discussioni con i suoi nuovi amici francesi.
Convinta dalle necessità della politica e dall’intervento del fratello, abbandonerà gli eccessi degli anni giovanili e darà alla luce gli attesi eredi del trono di Francia, ma è già tardi, è troppo tardi perché Maria Antonietta e il marito sono diventati il simbolo negativo della situazione politica di tutto il Paese.

Brevissimo, nel film, lo spazio dedicato al popolo: nella scena finale la famiglia reale lascia la sua reggia e le stanze devastate sono il segnale dell’inizio della rivoluzione. Ma anche la rivoluzione diventa lo sfondo della vicende di Maria Antonietta.

Ed è quasi come se quella ragazza avesse voluto lasciare fuori dalla propria vita, ma inutilmente, le urla della gente, il rumore degli spari, il sangue che avrebbe versato tutta la Francia in quegli anni. Sappiamo tutti che Maria Antonietta rappresentava (con Luigi XVI) quel mondo antico, quell’Ancien Regime che la rivoluzione, una volta decapitati il re e la regina, avrebbe cancellato per sempre.

Proprio nel fatto che il film evidenzia i lussi e gli eccessi e tutte le piccolissime e inutili cose della vita quotidiana di quei nobili, si può leggere, invece, il contrasto con la vita dura e difficile per il popolo. Quei contrasti eccessivi e intollerabili, del resto, avrebbero fatto scoppiare una delle rivoluzioni più famose della storia dell’uomo, una rivoluzione che avrebbe cambiato, partendo dalle idee dell’Illuminismo, la politica, l’economia, la società, la religione e la cultura della Francia e del resto del mondo.

Quello di Sofia Coppola, allora, è un film non solo piacevole da vedere (e da ascoltare) ma anche utile per vedere un evento storico da una prospettiva diversa e nuova.


cristina d.

mercoledì 9 aprile 2014

UNE REINE ENFANT. Sofia Coppola trasforma la delfina di Francia in una star pop-rock


In occasione della 65° mostra cinematografica di Venezia, alcuni esperti e critici si sono riuniti nella conferenza Nazionale del cinema alla quale ha partecipato come ospite d'onore, il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini che ha proposto un'attenta riflessione sul noto film di Sofia Coppola: Marie Antoinette.
La regista, figlia d'arte, ritorna ancora una volta accompagnata da Kristen Dust che, in questo caso, veste i panni di un personaggio che è stato centrale per la storia della Francia.
Il film rilegge in chiave pop le vicende della delfina francese in carica al fianco di Luigi XVI nel 1774, soffermandosi sulla psicologia di una regina che è stata fortemente discussa nel corso della storia.
Il film non ha vinto il Leone d'oro perché la descrizione della protagonista è stata definita da alcuni critici cinematografici ‘eccessivamente moderna’, motivo per il quale, in una recente intervista la regista ha affermato «L'intento era proprio quello di spostare l'attenzione  sulla regina francese descrivendola come un'adolescente viziata; una vera e propria Paris Hilton dei giorni nostri, con tanto di chihuahua nella borsetta, tralasciando gli avvenimenti politici».  Tanto di cappello alla regista che è riuscita nel suo intento.
La scenografia è ciò che maggiormente attira l'attenzione degli spettatori grazie alla scelta di costumi eccentrici, alle strepitose riprese all'interno della reggia di Versailles e alle immagini accattivanti come i dolcetti decorati apposta per le riprese, le calzature preziose e le acconciature stravaganti: un must have  per tutte le regine che seguivano la moda e le tendenze del tempo.
I riferimenti alla storia tuttavia non mancano, ci sono e possono essere sintetizzati in un'unica scena: quella in cui Marie Antoinette s'inchina davanti ad una folla di rivoluzionari dall'alto di un balcone.
Ma per quale motivo il governo di Marie Antoinette e Luigi XVI è stato tanto debole al punto da scatenare una rivoluzione così violenta?
I motivi politici ci sono, ma alla base c'è il matrimonio e l'impegno di potere precoce dei sovrani.
Entrambi, appena adolescenti, si trovarono immersi in una situazione più grande di loro e non seppero gestirla perché immaturi e presi da interessi futili come ricevimenti, feste, passeggiate.
Il popolo francese, stanco di un re-fantasma e di una regina viziata, incuranti della condizione di povertà nella quale vivevano, e dei privilegi di cui solo una parte della società disponeva, diede vita ad una rivoluzione ‘invitando’ i regnanti a trasferirsi nella capitale in modo che questi potessero rendersi conto della situazione critica del paese che stavano governando.
Il 5 ottobre del 1789, la folla di manifestanti marciò su Versailles penetrando nella reggia, il re e la regina furono costretti a lasciare la loro amata abitazione.


Grande sostenitrice dell'assolutismo, Marie Antoinette è stata una regina capace di nascondere le sue debolezze dietro un paio di scarpe firmate "Manolo" e una chioma decorata con gabbiette di uccelli cinguettanti. Una regina vittima di pettegolezzi, insoddisfatta e umiliata per la mancanza di attenzione da parte del marito che reagiva passivamente ad ogni sua proposta, anche a quelle più piccanti … ma siamo proprio sicuri che si tratti di una storia del XVIII secolo?

imma m.

venerdì 28 febbraio 2014

Libertà o Sicurezza?


"Libertà e sicurezza sono valori entrambi necessari, ma sono in conflitto tra loro. Il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza è una minore libertà e il prezzo di una maggiore libertà è una minore sicurezza. La maggior parte delle persone cerca di trovare un equilibrio, quasi sempre invano"

(Z. Bauman)





tenetevi pronti ... stanno arrivando i nostri lavori!



mercoledì 19 febbraio 2014

Maria Antonietta ... una regina 'rockstar'




Dopo la visione del film di Sofia Coppola ci apprestiamo ad elaborare un articolo/recensione .... anche in questo caso i migliori lavori saranno pubblicati nel blog!

coming soon ...

giovedì 13 febbraio 2014

Il 'Giovin Signore' tra satira e istruzioni per l'uso!


E adesso tocca a Parini e al suo 'Giovin Signore'. Il nostro viaggio nella leziosa società Settecentesca continua alla scoperta della 'impegnativa' giornata-tipo di un giovane cicisbeo.
Tra i raffinati versi di Parini, dietro la descrizione di queste fragili quanto futili attività, si nasconde però il quadro di una società complessa e problematica, che non si lascia scalfire dalla sferzante satira di costume e che, tuttavia, appare già in bilico rispetto al mutamento che la storia ha in serbo per essa, pronta com'è a tingere il fine-secolo con le tinte fosche della Rivoluzione!

Presto online una selezione dei nostri lavori sull'opera ...

ATMOSFERA GOLDONIANA AL TEATRO SANNAZARO. MIRANDOLINA SEDUCE IL PUBBLICO

Ha avuto inizio Domenica 2 Febbraio, presso il teatro Sannazaro di Napoli, l'evento che ha messo in scena le più grandi opere teatrali del 700 italiano: una vera e propria maratona di arte e cultura che prende vita in uno dei più antichi teatri di Napoli e che avrà fine il prossimo marzo.
È la celebre opera di Goldoni , "La locandiera", riadattata dal regista Jurij Ferrini che, come ci rivelano le statistiche, ha ricevuto un vero e proprio boom d'incassi. Ma a cosa è dovuto tanto successo?
Gli esperti affermano "Mirandolina ha sedotto gli uomini ma non solo...". Senza dubbio  il personaggio principale ha influito molto attirando l'attenzione di un pubblico vasto.
Diversi sono stati i pareri che  si sono sviluppati intorno a questo personaggio, date le diverse sfumature della sua personalità. Si tratta di una donna emancipata e indipendente, molto legata all'attività che svolge e per la quale impiega tutte le sue energie. È una donna che ama sedurre e non a caso è contesa tra due uomini (il conte di Albafiorita e il marchese di Forlinpopoli)  che cercano di conquistarla, entrambi, però, con scarsi risultati. Il carattere di Mirandolina si rivela ancor di più con l'arrivo di un altro uomo nella locanda, il cavaliere di Ripafratta. Questo, al contrario degli altri due, la disprezza sottolineando l'inferiorità sociale della donna. L'aristocratico cerca infatti di imporsi con arroganza sulla locandiera. È proprio di fronte a questi atteggiamenti scontrosi che nasce in Mirandolina la voglia di rivendicare la sua classe sociale, la borghesia, attraverso la più potente arma a sua disposizione: la seduzione.

La bravura del regista è stata quella di far emergere gli aspetti negativi della protagonista, senza renderla ‘antagonista’. La sete di vendetta, infatti, non nasce esclusivamente dal proposito di vendicare il suo orgoglio ferito, ma da una sorta di ossessione di potere sugli uomini.  Questo aspetto in passato è stato analizzato da illustri critici letterari come Mario Baratto, che ha definito la Mirandolina di Goldoni una vera narcisista, che prova soddisfazione nell'essere lodata dagli uomini, i quali a loro volta diventano oggetto del suo dominio.
Nonostante  lo spirito libero della protagonista, lo spettacolo si conclude con il matrimonio con Fabrizio, il cameriere della locanda. La Mirandolina emancipata ad un certo punto, quindi, sente il bisogno di una presenza maschile nella sua vita per ottenere una posizione rilevante nella società. Ma anche il matrimonio con Fabrizio nasconde lati oscuri. Neanche lui riesce a tenere a bada lo spirito di indipendenza della donna, che veste sempre i panni di una padrona che comanda e che vuole essere rispettata senza discussioni.
Mirandolina incarna a tutti gli effetti la donna settecentesca con i suoi vizi e le sue virtù. Ma che ruolo potrebbe avere nella nostra società questa donna capace di sottomettere anche gli animi più duri?
Il ‘carattere’ di Goldoni prende le sembianze di quella che, in termini moderni, può essere definita la vera e propria donna di carattere: ammaliatrice, emancipata, pronta a lottare per la sua libertà, ma che al tempo stesso sente l’esigenza di avere accanto una figura maschile senza però essere a questi sottomessa. Mirandolina è  la sexy bomb dei giorni nostri, consapevole di poter ottenere ciò che vuole usando le sue armi seduttive.
Per me è stato più facile interpretare la Mirandolina emancipata e autonoma, anziché colei che ha bisogno di un uomo per occupare un posto rilevante nella società. La Mirandolina maliziosa e seducente mi rappresenta di più anche se sono contro la strumentalizzazione della bellezza che viene fuori da questo personaggio - afferma Micaela Esdra che ha recitato nei panni della protagonista - tutti parlano delle donne definendole il sesso debole, ma in realtà siamo in grado di prevalere sugli uomini e siamo così forti noi donne da poter decidere autonomamente se fingere o meno di sottometterci alla loro volontà”.

imma m.
ORARIO SPETTACOLI:  lunedì-venerdì, ore 20:45 – sabato, ore 21:00


FIGLIE DI MIRANDOLINA?

    

Ieri, alle ore 18.00, Milano ha aperto le porte ad un convegno dedicato alla questione femminile e alla storia delle donne. In tanti hanno preso parte alla giornata di studio tenutasi nella sede municipiale di Palazzo Marino. Persone di tutte le età e molti studenti hanno partecipato attivamente alla riflessione storica e d'attualità che aveva come tema centrale “La donna ieri ed oggi”.
Il convegno è iniziato con la proiezione di un documentario, che presentava un personaggio storico-letterario della commedia goldoniana: Mirandolina, protagonista de "La Locandiera", opera di maggior successo dello stesso Goldoni.
Il nostro personaggio, proiettato in un' epoca particolare della nostra storia, in quanto vede l'affermazione della classe borghese in tutte le sue sfaccettature, ha permesso agli ospiti esperti e ai partecipanti di analizzare problematiche sociali, politiche e culturali di grande attualità.
Mirandolina, dal carattere forte e volitivo, porta in scena il tema della rivalsa sociale. Potremmo considerarla come prima eroina dell'emancipazione femminile, in quanto, segnata dall'età conformista in cui vive, rivendica con forza i propri diritti e la propria libertà, aprendo il ‘sipario’ alla rivolta femminista del ‘900.
Volendo analizzare la sua personalità, Mirandolina rappresenta il prototipo di donna moderna, sempre pronta a far risaltare la propria personalità, a raggiungere i propri obiettivi e ad affermare la propria autonomia.
L'attualità del personaggio goldoniano è risultato un ottimo spunto per ripercorrere la storia dell’emancipazione femminile nel corso dei secoli. Si sono valutate le condizioni sociali del passato e del presente, il loro progresso e la loro influenza nell'attuazione dei diritti della donna. Tuttavia oggi, pur avendo una società evoluta, le donne ricevono ancora insulti e in molti paesi sono considerate oggetto di proprietà dell'uomo, vengono discriminate e violentate, costrette a sacrificare la loro autonomia e i loro diritti. In molti casi, le donne stesse perdono "la Mirandolina" volitiva e forte che rivendica la propria indipendenza, restando in silenzio di fronte ai soprusi perpetrati da un maschilismo cieco e feroce.
Sappiamo che il cambiamento sociale ha contribuito molto all'indipendenza dei diritti femminili, di certo resta una causa rilevante ma non unica. Anche la cultura popolare, ha  giocato un ruolo importante in questo senso, proprio come nella società settecentesca.
Il Convegno di Palazzo Marino si è concluso con la lettura di un monologo della commedia (atto I,scena IX), in cui risalta l'adorabile e seducente personalità ‘femminista’ della protagonista. Si è voluto così sottolineare la frase "noi donne, che siamo la miglior cosa che abbia prodotto madre natura" lasciando ai partecipanti un'idea di donna attraente, realizzata nella vita privata e nella società. Insomma, ricordarsi di avere dentro ognuna di noi una potenziale "Mirandolina" può aiutare le donne più deboli a prendere forza e positività e, contemporaneamente, serve a ricordare agli uomini di che le donne vanno rispettate e tutelate, sempre e comunque. 

                                                                                                                                                  teresa t.

mercoledì 12 febbraio 2014

Mirandolina ... prototipo femminile o eroina del nostro tempo?


 Abbiamo studiato da poco 'La Locandiera' di Goldoni e in classe si è aperto un dibattito: Mirandolina è davvero la prima donna moderna della letteratura o, piuttosto, rappresenta il classico stereotipo della donna maliziosa e seducente?

Ci siamo lanciati una sfida ... dimostrare le nostre tesi attraverso dei 'fantomatici' articoli di giornale.

I lavori migliori saranno selezionati dalla redazione e pubblicati a breve online!!!!


A PRESTO ...