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martedì 20 dicembre 2011
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11 dicembre 1997. Kyoto, Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Alcune delle maggiori potenze mondiali decidono di firmare il Protocollo di Kyoto, un trattato internazionale per la riduzione delle emissioni di elementi inquinanti. Secondo quest’accordo i paesi industrializzati avrebbero dovuto diminuire almeno del 5% le proprie emissioni di CO2 avendo a disposizione anche un sistema di meccanismi flessibili per l’acquisizione di crediti di emissione come il “Clean Development Mechanism”, il “Joint Implementation” e l’“Emission Trading”. Nell’ottobre 2009 i Paesi aderenti e ratificanti risultano 184. Tra gli Stati che inizialmente non avevano aderito, risultano gli Usa, l’Australia e la Russia. Mentre Australia e Russia ratificarono il protocollo rispettivamente il 2 dicembre 2007 e il 16 febbraio 2007, gli Stati Uniti, che inizialmente avevano firmato con Bill Clinton, con il neoeletto presidente Bush ritirarono la loro adesione nonostante fossero produttori del 36,2% delle emissioni. Per quando riguarda i Paesi in via di sviluppo, essi sono stati esclusi dall’accordo in quanto una riduzione delle emissioni avrebbe potuto portare ad una diminuzione dello sviluppo. Altri Paesi come India e Cina sono stati esentati dal Protocollo, sebbene ratificato, a causa del gran numero di abitanti.
Durante il summit di Durban, svoltosi la scorsa settimana nella città Sudafricana e al quale hanno partecipato i delegati dei 192 Paesi partecipanti alla Conferenza Internazionale sul Clima, si è discusso del fatto che la crisi porterà non solo ad una diminuzione degli impegni, ma anche ad una minore volontà politica. A dimostrazione di ciò il Canada uscirà dal Protocollo di Kyoto entro la fine del 2012. Intanto, però, la Cina, consapevole di essere la causa di ¼ delle emissioni mondiali di CO2, ha mandato un suo inviato Xia Xhenhua a firmare un accordo legalmente vincolante a livello internazionale. Questo è stato accolto con grande felicità dall’Unione Europea che spera che questi impegni possano diventare operativi entro il 2020. Per quanto riguarda gli USA, Obama dichiara di non voler assumere obblighi internazionali finché altri paesi, come la Cina, facciano altrettanto. Per questo si spera in una svolta poiché l’adesione degli Stati Uniti porterebbe a un grandissimo passo avanti nella lotta per la sopravvivenza del pianeta.
Le decisioni prese, però, saranno messe in atto solo dal 2015 per poi avere effetti nel 2020. Secondo me questo lasso di tempo è esagerato per il nostro pianeta che non può più attendere. Bisogna fare qualcosa ora, altrimenti sarà troppo tardi.
Possiamo iniziare noi facendo cose piccole come la raccolta differenziata e avere anche atteggiamenti ecocompatibili, ma la nostra società resta schiacciata dal peso del “dio denaro”! Tutti i paesi del mondo continuano in questa corsa sfrenata per accaparrarsi la maggior quantità di capitali, che in una comunità come la nostra costituiscono il potere assoluto. La gente, invece, dovrebbe imparare a essere meno materiale e capire che la bellezza si trova nelle cose semplici. Non capisce che la situazione è grave e bisogna fare qualcosa immediatamente, altrimenti non ci sarà nemmeno più la possibilità di spendere il denaro che ci affanniamo ad accumulare. Nel frattempo il clima peggiora giorno dopo giorno e col passare degli anni si avranno condizioni estreme. Continuiamo però a illuderci che col tempo il problema migliorerà da solo e si getta la questione nel dimenticatoio non capendo che questa deve essere una preoccupazione comune!
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